I 7 trend di investimento per il 2023

Il 2022 sarà ricordato come un anno infelice per gli investitori. L’inflazione è salita alle stelle (in Italia ha toccato i massimi da quasi 40 anni), e la Fed e la Bce, per cercare di arginarne gli effetti, hanno alzato i tassi d’interesse. A ciò si sono aggiunte le prospettive di una recessione, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la crisi energetica.

Il mercato azionario è sceso a picco, portando con sé le obbligazioni. Anche le criptovalute sono crollate, con le due principali, Bitcoin ed Ethereum, che hanno perso oltre il 60% del loro valore da inizio anno. Inflazione, recessione e guerra ma non solo: il 2022 per le criptovalute è stato costellato da crisi e fallimenti significativi.

In un contesto così complesso e volatile, investire i propri soldi nel modo e nel posto giusto può fare una grande differenza. In cosa investire nel 2023? Come andrà il mercato azionario e cosa aspettarsi? Proviamo a dare una risposta guardando le principali tendenze di investimento per il 2023.

1. L’inflazione non finirà nel 2023

Sul fronte inflazione, la maggior parte delle stime è al ribasso. Probabilmente si vedrà un picco a inizio anno, ma poi scenderà in modo significativo in primavera/estate.

Tuttavia, anche se l’aumento dei prezzi sta rallentando, è ancora presto per capire se il trend dell’inflazione è davvero in discesa e se le banche centrali allenteranno la stretta monetaria e abbasseranno i tassi d’interesse dopo gli ultimi rialzi aggressivi. Il 14 dicembre la Fed ha annunciato un nuovo rialzo dei tassi di 50 punti base, ovvero mezzo punto percentuale, portandoli al 4,25%-4,50%.

Secondo Bank of America Securities la Fed potrebbe aumentare ancora di tassi di altri 75 punti base a inizio 2023 e che la seconda riunione dell’anno, prevista per il 21-22 marzo, potrebbe essere la prima senza un aumento dei tassi in oltre un anno.

La grande domanda per il 2023 è se l’inflazione scenderà verso l’obiettivo del 2%. Molti esperti suggeriscono che sia improbabile, anche se vale la pena notare che gli aumenti dei tassi della Fed nel 2022 impiegheranno un po’ di tempo per far sentire i loro effetti.

Morningstar prevede che la Federal Reserve alleggerirà la politica monetaria e abbasserà i tassi d’interesse a circa il 3% entro la fine del 2023. Se ciò accadrà non aiuterà la lotta all’inflazione. Ciò suggerisce che i TIPS, i titoli del Tesoro USA versione americana dei nostri Btp, e le obbligazioni resteranno alcuni degli investimenti più scelti per proteggersi dall’inflazione.

2. Il mercato ribassista potrebbe durare

Anche se le borse hanno visto una lieve ripresa nella seconda metà del 2022, i mercati azionari restano in perdita e non sarebbe strano aspettarsi che l’attuale mercato ribassista si protragga fino al 2023.

Di norma i titoli obbligazionari dovrebbero attutire il colpo di un mercato “orso”, invece i rialzi aggressivi dei tassi d’interesse hanno fatto scendere i rendimenti obbligazionari insieme ai prezzi delle azioni. Nel terzo trimestre del 2022 il classico portafoglio 60/40 ha subito perdite maggiori rispetto alla sua controparte solo azionaria. Da inizio anno il Global-Aggregate Total Return Index di Bloomberg, uno dei principali indici del mercato obbligazionario, è sceso di oltre il 20%. È il calo peggiore nella storia dell’indice.

L’interrogativo da sciogliere è se conviene investire in obbligazioni o in azioni nel 2023. Se prima gli investitori tendevano ad accumulare obbligazioni in attesa di un cambio di rotta nelle politiche monetarie da parte delle banche centrali, oggi queste potrebbero non seguire un copione già scritto, rendendo più complicato prevedere se e quando abbasseranno i tassi d’interesse.

Sebbene nella maggior parte dei casi sia consigliabile comprare a buon mercato, nel 2023 i sostenitori della strategia “buy and hold” potrebbero rendersi conto che non basta detenere azioni e obbligazioni per proteggersi dall’imprevedibilità dei mercati.

3. Valuta gli investimenti alternativi

Sul fronte di una diversificazione più ampia, il 2023 è promettente per gli investimenti alternativi, che finalmente guadagnano un posto nei portafogli degli investitori abituali.

Indipendentemente dal patrimonio netto, dalla tolleranza al rischio o dall’orizzonte temporale, il portafoglio di investimenti dovrebbe includere una maggiore quota di asset alternativi. Grazie alla bassa correlazione con le classi di investimento tradizionali, come le azioni e le obbligazioni, gli investimenti alternativi potrebbero attenuare la volatilità indotta dall’inflazione e dalla recessione e aumentare i rendimenti più dei soli dividendi.

Se prima erano appannaggio di investitori istituzionali e trader esperti, oggi anche gli investitori comuni possono accedere facilmente agli asset alternativi come le materie prime e i futures grazie ai fondi negoziati in borsa (ETF) e ai fondi comuni di investimento a buon prezzo.

I fondi alternativi hanno costi e livelli di complessità più elevati rispetto alla media, ma questo svantaggio viene compensato da rendimenti migliori.

4. I bond sono ancora attraenti

In periodi di grande incertezza gli investitori più scrupolosi tengono a ridurre gli investimenti ad alto rendimento in favore di quelli più tranquilli e meno soggetti alle volatilità del mercato.

I titoli di Stato sono sempre stati considerati investimenti sicuri e affidabili, anche se presentano il loro margine di rischio. In Italia occhi puntati su Btp Italia, ossia i titoli del tesoro indicizzati all’inflazione, Btp standard e BoT, cioè i buoni ordinari del Tesoro con scadenza a 3, 6 e 12 mesi e un rendimento dato dalla differenza tra il costo del titolo e il capitale rimborsato.

Se il 2022 è stato un annus horribilis per gli investitori in bond, con le principali categorie di fondi obbligazionari che registrano rendimenti negativi, è probabile che l’anno prossimo, con l’inflazione che andrà a normalizzarsi, i titoli di Stato potrebbero diventare più allettanti e vantaggiosi per chi cerca diversificazione e rendimenti più alti.

5. Le criptovalute si riprenderanno?

È piuttosto facile affermare che il 2023 sarà un anno migliore per le criptovalute rispetto al 2022, poiché è difficile che possa andare peggio di come è andato.

Nel 2022 molte stablecoin hanno perso i loro ancoraggi, tra cui TerraUSD e Tether, innescando un crollo delle criptovalute che ha spazzato via centinaia di miliardi di valore. Gli exchange di criptovalute, nel frattempo, sono stati ostacolati da crisi e crescenti difficoltà, per non parlare dell’improvvisa fallimento di FTX che a novembre ha provocato un terremoto nel settore.

In vista del 2023, le società di criptovalute dovranno convincere gli investitori puntando sulle riserve di liquidità anziché su progetti alla moda e sponsorizzazioni di celebrità. E aspettiamoci sviluppi importanti nella regolamentazione delle criptovalute: a metà novembre la Fed ha lanciato il suo progetto di proof-of-concept sulla valuta digitale della banca centrale (CBDC), della durata di 12 settimane, e in Europa a inizio 2023 diventerà operativo il MiCa, il primo regolamento europeo sulle cripto-attività.

È probabile che la discussione sulla blockchain ruoterà intorno alla debacle di FTX e ai rischi connessi ai wallet di criptovalute invece che sull’enorme potenziale a lungo termine e non ancora sfruttato di questa tecnologia. Per saperne di più leggi la nostra guida alle criptovalute emergenti 2023.

6. Nuovo interesse per le energie rinnovabili

Se negli ultimi due anni i problemi della catena di approvvigionamento hanno rallentato lo sviluppo delle attività nel settore dell’energia pulita, dai veicoli elettrici ai pannelli solari, il 2023 potrebbe essere un anno molto positivo per le rinnovabili.

Secondo BDO Global, sarà un anno di crescita per l’energia solare, eolica e per le soluzioni di stoccaggio a batterie dell’energia (BESS). L’aumento della concorrenza nel mercato dei veicoli elettrici da parte di nuovi arrivati come Rivian, Lucid, Ford e Chevrolet potrebbe mettere alle strette aziende leader come Toyota e Tesla.

La società di consulenza prevede che il private equity e il capitale di rischio torneranno a pieno regime nello spazio delle tecnologie pulite (clean tech). Inoltre, la scarsità di gas naturale dovuta al conflitto in Ucraina ha aumentato la spinta politica dell’Unione europea a favore delle fonti pulite e rinnovabili. L’impulso normativo, economico e scientifico in questo settore porteranno 600 miliardi di dollari di investimenti privati a livello globale entro il 2023.

7. I robo-advisor ibridi saranno più popolari

Secondo gli ultimi dati di Parameter Insights, nel 2022 gli investitori hanno abbandonato gli strumenti di investimento autogestiti come i robo-advisor e i conti di intermediazione a un ritmo impressionante. Stando alle due teorie più accreditate sulle ragioni dell’esodo, gli investitori più ricchi si stanno rivolgendo sempre di più ai consulenti finanziari tradizionali, mentre gli amanti del fai-da-te stanno aspettando, con i contanti in mano, che il mercato si riprenda.

Ma il modello di robo-advisor ibrido, ossia quello che offre sia investimenti guidati da algoritmi che l’accesso a consulenti in carne e ossa, potrebbe guadagnare terreno nel 2023. Davanti all’esigenza dei consumatori di salvaguardare il valore del proprio denaro in tempi di inflazione e la necessità di consulenza finanziaria più conveniente, i robo-advisor ibridi colpiscono nel segno.